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 Master universitari in naturopatia

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MessaggioTitolo: Master universitari in naturopatia   Master universitari in naturopatia EmptyDom Gen 03, 2010 11:42 pm

Gentile colleghi,

durante il periodo estivo alcune università italiane hanno organizzato master in naturopatia. Tra queste troviamo La Sapienza di Roma e l'Università di Perugia. La stragrande maggioranza dei naturopati italiani e le più grosse rappresentatività della naturopatia assistono stupiti all'evolversi di questi eventi. Relativamente al master universitario in naturopatia dell'Università La Sapienza di Roma, è stato redatto e sottoscritto dalle associazioni firmatarie il comunicato che segue, ed inviato alla segreteria organizzativa del master. Appena il tempo me lo consente Vi posterò la risposta che il Direttivo del RUNI ha inoltrato, invece, alla segreteria organizzativa del master dell'Università di Perugia.

"LE ASSOCIAZIONI ITALIANE DI NATUROPATIA UNITE PER L'AFFERMAZIONE DELLA DIGNITA' EPISTEMOLOGICA DELLA DISCIPLINA!!

Le Associazioni più rappresentative della Naturopatia in Italia, si sono unite nel sottoscrivere un comunicato che prende posizione relativamente al "Master Universitario in Naturopatia", organizzato dall'Università "La Sapienza" di Roma e in relazione anche a tutti i "corsi" erogati da altri atenei italiani. Questa posizione non vuole essere polemica nei confronti degli Atenei a cui va tutto il rispetto delle associazioni per la dignità accademica e la ricerca universitaria, ma vuole solo sottolineare ancora una volta, la mancanza di sinergia tra le accademie, le istituzioni e la realtà formativa e professionale che in mancanza di leggi e normative per decenni e fino ad oggi ha operato sul campo, con dignità, professionalità e correttezza formativa. Sempre pronte al dialogo e nella speranza che si possano trovare strategie comuni di percorso, tuttavia le suddette Associazioni, per il momento, non ritengono che l'impianto formativo dei Master sia adeguato per una corretta e completa formazione di Professionisti Naturopati che operino nell'ambito della salute. Ciò massimamente per la tutela degli utenti che hanno diritto ad essere seguiti da professionisti che abbiano seguito un iter formativo completo e in linea con gli altri paesi della Comunità Europea. Pertanto si stabilisce, ai fini della iscrizione alle associazioni di categoria, che l'iter didattico di questi Master , non verrà riconosciuto sufficiente come qualificazione professionale in quanto giudicato quantitativamente e qualitativamente non idoneo.

INAT, Istituto Nazionale di Naturopatia
SIHEN, Sindacato Italiano Heilpraktiker e Naturopati
RUNI, Registro Unico Naturopati Italiani
Centro Studi Di Medicine Integrate ANEA - LA CASA DEL GLICINE
FNNHP, Federazione Nazionale Naturopati Heilpraktiker ProfessionistiAssociazione
NATUROVALORISAssociazione Italiana Medicina Bio Informazionale
FENAI, Federazione Nazionale Italiana per la Naturopatia"

Segue il documento inviato alla segreteria organizzativa del master

"DOCUMENTO UFfICIALE INTERASSOCIATIVO SUL MASTER DELLA SAPIENZA

Apprendiamo del "nuovo" Master in Naturopatia" che l'Università la Sapienza ha avviato per il prossimo anno accademico 2009/2010. Pur apprezzando la lodevole iniziativa dello storico Ateneo romano, la cosa ahimè ci fa scaturire tutta una serie di riflessioni che agli occhi di molti possono essere improprie, ma agli occhi di chi, da tempo, a gran voce, chiede il riconoscimento della propria professionalità appaiono ovvie e obsolete. Ci corre l'obbligo innanzitutto di porre immediatamente una prima sottolineatura: il master (denominazione impropria tutta italiana che però ormai è di uso comune per i perfezionamenti post-laurea) solitamente è una specializzazione per coloro i quali abbiano una laurea di settore e sono suddivisi in master di primo livello (per i possessori di lauree triennali) e master di secondo livello (per coloro i quali hanno invece conseguito una laurea specialistica). In Italia, nonostante le insistenze di chi, da gran tempo, sta cercando di far assurgere a dignità questa disciplina, non esiste una "Laurea in Naturopatia" (come invece esiste nei paesi citati dallo stesso bando ufficiale del Master) e fino ad oggi, a dispetto delle richieste interlocutorie, nessuno vi ha mai posto seriamente orecchio. La Naturopatia, nel nostro paese, è stata sempre considerata terra di confine, fino ad essere assimilata ad una pratica tra il magico e il mistificatorio e quindi, poco degna di essere annoverata tra le discipline con dignità accademica. Oggi tuttavia, improvvisamente, qualcuno si ricorda che essa è "branca complementare che attraversa le discipline di base della medicina, anatomia, fisiologia, patologia ed altre (?) per permettere un interscambio comunicativo efficace tra figure diverse della medicina accademica con quella complementare, esercitata da personale sanitario, nel rispetto ippocratico del ´primum non nocère´" e nel farlo ci si appella a risoluzioni dell'OMS che da sempre le Associazioni di Naturopatia richiamano a gran voce per il riconoscimento della loro professionalità. Ma torniamo al "master". Essendo quest'ultimo una specializzazione o approfondimento post-laurea, se pure di singole tematiche, dovrebbe presupporre che esso sia riservato a coloro i quali hanno un percorso di studio inerente alla materia da "approfondire". E non solo. Dovrebbe garantire una maggiore specificità di intervento in alcuni ambiti peculiari della disciplina in oggetto. Non esistendo una Laurea in Naturopatia, ci si aspetta che quantomeno il Master tenga conto del fatto che in Italia operano migliaia di Naturopati e che quindi uno spazio sia riservato anche a loro o quantomeno che sia riservato esclusivamente a chi abbia competenze di base in ambito sanitario. E soprattutto ci si aspetta che il Master, essendo la Naturopatia una disciplina MAI contemplata nei curricula universitari, nemmeno quelli sanitari, abbia una lunghezza adeguata (almeno triennale) per una preparazione di tutto rispetto. Ma, qual è la nostra costernazione quando, leggendo il bando, troviamo tutta una serie di "sorprese":

1. Tra le lauree accreditate all'ammissione, troviamo titoli quali Agronomia, Scienze Forestali, Fisica, e Ingegneria. Lauree di tutto rispetto, ma che a noi (forse ignoranti perchè Naturopati senza Master) sembrano molto poco "sanitarie". Basta quindi una Laurea che ruoti intorno all'area "scientifica" a garantire la professionalità di un operatore di quelle che vengono definite all'estero "Terapie Naturali" e che prevedono corsi accademici quadriennali? (non è necessario andare lontano basta osservare la vicinissima Spagna).

2. Il Master ha la durata di un solo anno. Basta l'autorevolezza di una Università come la Sapienza per stabilire che per la formazione di un Naturopata è necessario un percorso così breve di studio in controtendenza a tutte le altre nazioni europee?

3. Visto che (sempre leggiamo nelle finalità) "urge (?) fornire una definizione sintetica della Naturopatia clinica occidentale (?) onde impedire che venga confusa con altre forme non coerenti con l'indirizzo dello studio scientifico universitario" ci pare interessante sapere quali sono queste "forme non coerenti con l'indirizzo dello studio scientifico" e, soprattutto, sulla base di quali criteri possono essere definite "non coerenti" dal momento che non è mai stato stabilito alcun parametro epistemologico ufficiale della Naturopatia quale disciplina?

Potremmo ancora citare a piene mani attingendo solo dalle finalità del bando e per ogni frase porre accanto una nota polemica, ma ne lasciamo la lettura e le relative considerazioni personali ad ognuno perché è pubblico. A chiusura di questa nota vorremmo solo ribadire e sintetizzare alcuni interessanti quesiti ai quali sicuramente nessuna figura ufficiale darà mai risposta:

1. Perché per un Master come questo non è stato previsto nessun acceso ai Naturopati che hanno magari frequentato una Scuola Quadriennale (al minimo Triennale) che li ha preparati allo studio specifico della Disciplina studiando Anatomia, Fisiologia, Patologia, Biochimica ecc. ecc. oltre a materie quali Valutazione del terreno, Iridologia, Nutrizione ecc. ecc., tipiche della disciplina?

2. Perché nessuna autorità accademica porge lo sguardo alla letteratura pubblicata in Italia sulla Naturopatia e non crea contatti con le Associazioni di base che stanno aprendo il dibattito sul profilo epistemologico della disciplina quale Scienza e Conoscenza della Salute?

3. Perché tutte le Scuole private che da anni con serietà e con percorsi qualificanti triennali o quadriennali, assolutamente in linea con i parametri europei si vedono disconoscere chi hanno formato fino ad oggi? Le scuole di Naturopatia in Italia non sono scuole pirata, ma Istituti di tutto rispetto che da tempo e a gran voce chiedono un riconoscimento dei loro profili e del profilo formativo della disciplina. Perché quindi, non è stato consentito l'accesso al master a tutti quei Naturopati che hanno conseguito questi titoli che, fino a prova contraria, nessuno ha mai definito ufficialmente NON VALIDI?

4. Perché il Direttore del Corso o i suoi organizzatori non hanno ritenuto necessario contattare le Associazioni di Categoria che, fino a prova contraria, sono rappresentative della realtà di questa professionalità sul territorio per stabilire finalmente un ponte di comunicazione per una Naturopatia seria, professionale e scientifica?

Sono domande alle quali ancora una volta non verrà data risposta ignorando una professionalità che da tempo opera sul territorio e con grande soddisfazione dell'utenza che a lei si rivolge. Ancora una volta ne viene disconosciuta e deprezzata la qualità.

Vogliamo attribuire le responsabilità alla mancanza di ascolto delle Istituzioni o all'ignoranza della materia da parte delle Accademie? Forse o non solo. A volte le responsabilità vanno condivise e probabilmente da parte della categoria c'è stato un silenzio che oggi però va spezzato a gran voce, per non correre il rischio di guardare al futuro con tristezza, mentre un Agronomo (con tutto il rispetto per i laureati in Agronomia) fa il Naturopata dopo un anno di Master, seppur erogato da una università statale.

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MessaggioTitolo: Re: Master universitari in naturopatia   Master universitari in naturopatia EmptyMar Gen 05, 2010 12:52 am

Gentile colleghi,

come anticipato nel messaggio precedente, anche l’Università di Perugia ha organizzato un master in “naturopatia”. Consentiteci il virgolettato, lo capirete quando leggerete la nostra lettera.

Il 29 settembre 2009 abbiamo ricevuto l’e-mail che segue:

“L’università degli studi di Perugia, in collaborazione con C.I.P.P.S.U. (Centro Internazionale di Psicologia Psicoterapia Scienze Umane, Napoli ) ed A.I.E.S. (Associazione Italiana di Educazione Sanitaria, Massa Carrara) ha istituito per l’anno accademico 2009/2010 un master in: Promozione della Salute ed Educazione Sanitaria ad Indirizzo Naturopatico e Musicologico. Il Master si rivolge ai laureati del vecchio ordinamento o laurea specialistica in Medicina e Chirurgia, Psicologia, Sociologia, Scienze Biologiche, Scienze dell’Educazione, nonché ai professionisti sanitari in possesso della Laurea di I° livello delle classi delle professioni sanitarie o di titolo equipollente. Ritenendo che ciò possa essere di Vostro interesse, Vi alleghiamo tutte le informazioni e porgendoVi i nostri più cordiali saluti, Vi preghiamo di dare alle stesse la massima diffusione.

Prof. Arturo De Luca, Dott. Daniela Francavilla
Co-Presidenti C.I.P.P.S.U.

http://www.cippsu.it/PDF/opuscolo_Master.pdf

Segue la risposta del RUNI inviata a mezzo e-mail:

"Spett.le CIPPSU,

riceviamo e leggiamo con molta attenzione il depliant del Master in “Educazione Sanitaria ad indirizzo Musicologico e Naturopatico”. Pur apprezzando la lodevole iniziativa, non possiamo non soffermarci su alcune perplessità che ci hanno colto nel leggere il depliant:

1. Non capiamo come si possa associare la musicologia alla naturopatia (che sono notoriamente due ambiti nettamente separati) e ci domandiamo soprattutto quali competenze possa avere un professionista che frequenti questo master di un anno (leggiamo che ha appunto 60 crediti formativi). Cosa diventerà lo studente alla fine di questo master?

a. Un naturopata? (no per diventare un naturopata serio occorrono almeno tre anni di studio, e secondo gli ultimi orientamenti delle scuole più qualificate, quattro)

b. Un musicoterapeuta? (neanche perché una specializzazione seria in musicoterapia prevede anch’essa un percorso almeno triennale)

c. Un counselor? Leggiamo che tra le competenze finali ci dovrebbero essere testualmente queste abilità: dare risposta a bisogni di: a) maturazione di scelte scolastico formative come supporto al superamento del disagio scolastico nel rispetto delle attese della persona (counseling psico orientativo); b) maturazione di progetti professionali come supporto a scelte sanitarie di aziende
pubbliche, private, istituzionali (counseling socio-sanitario); c) assistenza e cura di persone affette da disturbi incompatibili con la farmacopea ordinaria (counseling clinico). Beh neanche questa è una professionalità che si acquisirebbe poiché anche i counselor seguono un itinerario di studi triennale.

2. Altra notevole perplessità. Inviate questo depliant ad un’associazione di naturopatia pregandola di diffonderlo il più possibile, ma tra i requisiti di accesso non c’è alcuna possibilità per i circa 12.000 naturopati italiani diplomati nelle scuole di naturopatia italiane, naturopati che da ormai vent’anni operano sul territorio e che svolgono la loro professione con serietà e dedizione.

3. Vogliamo sperare che l'Université Jean Monnet, i cui studenti sono ammessi al master, non sia la
pseudouniversità belga, più propriamente detta Association Internationale sans but lucratif Université Européenne Jean Monnet, con sede legale in Bruxelles presso la Fondation Universitaire, Rue D'Egmont 11, 1000 Bruxelles, pluricondannata dal Garante per pubblicità ingannevole. Un ente che ha fatto credere agli utenti italiani che il suo titolo costituisse abilitazione alla professione in Italia a norma della Direttiva Comunitaria 89/48 "... relativa ad un sistema generale di riconoscimento dei diplomi di istruzione post-secondaria che sanzionano formazioni professionali di durata minima triennale.", direttiva già recepita dallo Stato Italiano con Decreto Legge 27/01/1992, n° 115. (citazione dal sito dell'IFE, ad essa associato)

Perdonateci quindi se non diffonderemo il vostro depliant e se lo riteniamo offensivo nei confronti di chi ha speso anni di studio serio e qualificato per diventare naturopata, ma anche musicoterapeuta o counselor. E perdonateci anche se, come associazione di categoria, ci prodigheremo invece per
scoraggiare l’iscrizione al vostro master (come del resto l’iscrizione ad altri master similari), non solo perché depauperano di significato e serietà una disciplina, la naturopatia, che in altri paesi europei ha una dignità ed una collocazione nel sanitario definita e conclamata, ma perché ne danno una immagine ancora più approssimativa e depauperante di quanto ogni giorno non venga fatto dai media e da imbroglioni di ogni specie che ad ogni piè sospinto si definiscono naturopati.

La vacatio legis che esiste in Italia non autorizza ad erogare titoli che non hanno una collocazione di nessun tipo. Nemmeno se erogati sotto il mantello di un’accademia.

Cordiali saluti

Il Consiglio Direttivo del RUNI (Registro Unico dei Naturopati Italiani)
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MessaggioTitolo: Editoriale gennaio 2010 di Ologramma, La Rivista di Naturopatia on line   Master universitari in naturopatia EmptyVen Gen 08, 2010 3:46 pm

Riporto l'editoriale di Ologramma, la Rivista di Naturopatia on line (gennaio 2010).

"di Comitato Direttivo dell'INAT (Istituto Nazionale per la Naturopatia)

Master in Naturopatia non accessibili ai naturopati, formazioni prive di contesto. Come l'Università può demolire la conoscenza in modo consapevole

Come è noto tempo fa alcune associazioni italiane di comune accordo hanno inviato, con spirito di dialogo, una mail interlocutoria ad alcune prestigiose accademie che avevano avviato dei percorsi formativi relativamente alla "naturopatia".
Non a caso abbiamo virgolettato il termine "naturopatia" per motivi che saranno ben evidenti tra poco.
Di fatto alla mail (inviata sia alle segreterie Didattiche delle suddette Università, sia alle associazioni organizzatrici dei corsi), non è mai arrivata alcuna risposta.
Definire questo un atteggiamento di supponenza sembra abbastanza riduttivo. La questione infatti è ancora più allarmante, perché ci si trova di fronte alla ottusa presunzione di chi sa di avere "le spalle coperte", anche se va contro ogni logica formativa che di rispetti.
A quanto pare infatti, il fatto di essere una accademia non solo autorizza ad appropriarsi di affermazioni che da anni vengono fatte da Associazioni e Scuole di Naturopatia sulla esigenza di una formazione "scientifica", ma, ancora peggio, di millantare percorsi inadeguati come "premessa" per l'attribuzione di una dignità disciplinare alla Naturopatia. Non ci soffermiamo sui vuoti epistemologici di queste operazioni perché la trattazione richiederebbe uno spazio assai più lungo, ma con un bonario sorriso, tuttavia, vorremmo sottolineare alcune incongruenze e reiterate falsità che a noi paiono non solo assai evidenti, ma soprattutto assai lesive nei confronti di quei Naturopati che, a tutt'oggi, operano come professionisti svolgendo con onestà e serietà il proprio lavoro.
In alcuni casi probabilmente la competenza sulla materia non supplisce la mancanza di "titoli". Chiunque infatti abbia seguito un "regolare" corso di studi in Omeopatia, piuttosto che in Naturopatia sa che le "medicine complementari" altro sono rispetto alle Discipline Bio-Naturali e/o alle Tecniche Olistiche. Ci fa sicuramente molto piacere sapere che ci siano figure che si adoperano per l'ingresso nelle Accademie delle Medicine complementari, ma, essendo la Naturopatia tutt'altro che una "medicina", il suo ingresso è assai più complicato da contestualizzare nel mondo accademico. Ovviamente ci fa anche molto piacere che qualcuno abbia cominciato a pensare anche all'introduzione della Naturopatia negli ambiti accademici, ma, proprio per la sua peculiarità disciplinare, sarebbe stato opportuno che tale ingresso fosse preceduto da una concertazione con TUTTO l'esistente (Associazioni e Scuole) che fino ad oggi (che piaccia o no agli interventisti dell'ultima ora) ha tessuto la storia della Naturopatia Italiana. Di fatto invece ci si è trovati di fronte ad una operazione di pochi (se pure pregevoli professionisti) che, tra l'altro, appartengono in gran parte al mondo della Medicina (Naturale e Non) e assai poco a quello della Naturopatia. E' forse per questo "buco" che queste iniziative accademiche hanno sollevato tanta indignazione da parte degli addetti ai lavori e di chi da tempo è impegnato nell' Associazionismo di Categoria: per la mancanza totale di rispetto e riferimento alcuno a tutti quei professionisti che fino ad oggi hanno studiato ANNI per acquisire un titolo che, a causa della vacatio legis italiana, è stato anche in qualche modo "ingrato" perché non riconosciuto. Ma questi professionisti coraggiosamente hanno comunque deciso di seguire la loro strada, sapendo di avere alle spalle preparazione adeguata e onestà intellettuale. Oggi quegli stessi professionisti si vedono negata la loro formazione, cancellata da percorsi che, si presentano come una brutta copia sintetizzata di una normale Scuola di Naturopatia di tre o quattro anni di studio. Forse, se con molta umiltà e spirito di dialogo, si fosse intrapresa una strada diversa, allora si che ci sarebbe stata veramente una novità nel panorama della Naturopatia Italiana, notoriamente indietro rispetto a molti paesi Europei ed Extraeuropei.
La cosa più sconvolgente però non sta nel fatto che alla mail delle Associazioni non sia stata data risposta, la cosa veramente sconcertante è che, senza alcun rispetto dovuto a chi comunque ha cercato un dialogo, i firmatari della mail sono stati definiti in alcune sedi, "naturopati scarsamente orientati a cogliere un interesse a lungo termine e strettamente posizionati in difesa di specifici interessi". All'inizio la cosa ci ha destato una certa indignazione, ma in realtà, a ben riflettere, non possiamo rammaricarcene più di tanto, perché di fatto non si riesce proprio a cogliere nulla di positivo in queste iniziative, nè in questo momento e né per il futuro, ed è vero in fondo che, da parte di noi, "naturopati poco orientati", c'è veramente uno specifico interesse: quello della tutela della dignità della Naturopatia come disciplina e dei Naturopati come professionisti. Non smetteremo infatti di sostenere con fermezza che, benchè sbandierate come il luminoso futuro della Naturopatia, queste iniziative non aiutano per nulla la definizione della Naturopatia come disciplina, ma anzi la relegano a cenerentola in un panorama europeo dove la formazione sta assumendo sempre di più i contorni di una laurea magistrale, con un percorso quadriennale, per non parlare poi delle recenti esperienze francesi improntante sul riconoscimento dei "crediti professionali". Come può allora non essere definita "equivoca" una formazione di un solo anno, destinato, tra l'altro, anche a laureati che non hanno nulla di sanitario? Che affidabilità può dare all'utenza un laureato in Scienze Forestali (laurea peraltro pregevolissima se applicata nelle giuste sedi) che ha fatto un SOLO ANNO di corso di studi in Naturopatia? Questa sarebbe "l'importantissima novità nel panorama scientifico italiano?". Il nostro sorriso bonario a questo punto diventa una sonora risata.
Perdonateci però se non riusciamo a sorridere più quando qualcuno indebitamente indica questa come la "strada istituzionale" per il riconoscimento della Naturopatia, perché di istituzionale non ha nulla. E perdonateci ancora (sarà perché siamo scarsamente orientati) se ci indigna leggere che ci si appella a chi ha "combattuto, patito, sudato e faticato con un obiettivo comune", perché tra gli organizzatori di questi percorsi non ne riusciamo a trovare nemmeno uno di Naturopata che abbia queste caratteristiche. Forse ai Naturopati che in qualche modo gravitano intorno alle associazioni organizzatrici di questi corsi "accademici", questi percorsi possono avere regalato un sorriso (e non sarebbe potuto essere altrimenti), ma ad altri cento, che nessun rapporto hanno con tali organizzazioni, hanno generato solo indignazione. E le proporzioni non ci appaiono equilibrate. Era quasi fisiologico quindi che le Associazioni di Categoria non riconoscessero questi percorsi, e prendessero una posizione coerente proprio in rispetto a quello che da sempre si intende per "Naturopatia Scientifica" o almeno per "dignità scientifica" della Naturopatia. Che non può certamente essere data da una formazione di un anno, ma che si costruisce con l'identità epistemologica, la ricerca negli anni e l'onestà degli intenti.
Al di la quindi dei proclami trionfalistici resta una squallidissima realtà: alla lettera nella quale si ponevano alcuni quesiti e che cercava di creare un dialogo non è stata mai data risposta. E invece che trovare una strada per un dialogo costruttivo ci si è persi nelle gabelle da mercato. La verità nuda e cruda è che di fatto, e qui lo vogliamo ricordare qualora fosse sfuggito agli organizzatori di questi "corsi accademici", anche chi si titolerà di questi attestati, non sara' automaticamente riconosciuto come professionista (quello è compito dello Stato) e non sarà quindi esente da denunce per abuso di professione Medica o altra professione (qualora qualcuno decidesse di segnalare il malcapitato), perchè le Università non suppliscono lo Stato e non basta un titolo (tra l'altro così breve e parziale) a far riconoscere una professione. Concludiamo questo nostro contributo con una nota di costernazione: in una delle ultime esternazioni alle associazioni firmatarie della mail è stato indirizzato uno "sberleffo". Forse è uno sberleffo nobile perché inviato da un cattedratico, al quale tuttavia vorremmo ricordare che non siamo all'asilo e che questi sberleffi sono offensivi, non tanto nei confronti delle associazioni, ma soprattutto nei confronti di chi queste associazioni rappresentano: professionisti che ogni giorno lavorano duramente e senza un riconoscimento. E gli sberleffi sono ancora più offensivi soprattutto se fatti da chi, veramente, sta strumentalizzando una presunta conoscenza a proprio uso e consumo."
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